#111 Cagnolina positiva alla Leishmaniosi: cosa fare?

Ecco i punti che abbiamo deciso di approfondire:

1. Dove si è infettato il cane?

La domanda più corretta sarebbe: perché si è infettato?

L’Italia è oggi interamente endemica. Le differenze fra nord e sud esistono solo in termini di durata della stagione a rischio: 3 mesi all’anno nel nord estremo, 6 mesi al centro-nord, fino a 12 mesi al sud.

Ma il vero fattore determinante è l’esposizione ambientale.
Anche se nei libri si legge che il pappatacio è attivo solo al crepuscolo, nella pratica è ormai evidente che è attivo durante tutto il giorno.
Basta quindi che il cane stia mezz’ora all’aperto quotidianamente per accumulare circa 90 ore l’anno di esposizione effettiva al morso.
A differenza nostra, che dopo un morso ci spostiamo, il cane resta fermo, subendo ripetute punture.

2. Come posso essere sicura di non far infettare gli altri cani?

Non esiste una misura unica risolutiva.
La sola strategia realmente efficace è la gestione ambientale corretta, che comprende:

  • ridurre l’esposizione all’esterno nell’arco di tutta la giornata, non solo la sera
  • protezione fisica dei box o delle cucce
  • uso regolare e continuativo di repellenti specifici
  • impiego di supporti immunitari nei periodi a rischio

3. Perché si è ammalata solo una e non gli altri?

Perché durante il primo anno di esposizione il 96% dei cani non si ammala.
Questa percentuale cala ogni anno del 5% , fino a stabilizzarsi attorno al 50%.
Quindi è del tutto normale che, in un gruppo, solo un soggetto si ammali nei primi anni.

4. Ma gli altri sono vaccinati: sono protetti?

No.
Nessun vaccino disponibile oggi ha dimostrato di prevenire l’infezione.
Anzi, la falsa sensazione di sicurezza può indurre a esporsi di più, abbassando le altre misure protettive.
È per questo che molti dei pazienti che arrivano al nostro Centro sono proprio cani vaccinati.

5. Se la cagnolina guarisce, posso usarla per la riproduzione?

Solo se sei disposta a sostenere tutte le spese sanitarie dei cuccioli, anche a distanza di anni.
Infatti, se uno dei cuccioli risultasse positivo e venisse ricostruita la storia clinica della madre, la sola pregressa infezione potrebbe essere considerata un vizio redibitorio, con gravi implicazioni legali.

Inoltre, la legge vieta l’impiego riproduttivo di soggetti affetti da malattie infettive di rilevanza pubblica, e la Leishmaniosi rientra in questa categoria.

Dal punto di vista etico, infine, è importante selezionare cani naturalmente resistenti, e non soggetti che si ammalano già a due anni, quando normalmente la malattia compare oltre i quattro.

Conclusione

Il nostro Centro Studi si occupa anche di medicina preventiva.
Se desideri proteggere il tuo cane, è fondamentale intervenire prima che la situazione si estenda.
Contattaci se vuoi impostare una strategia efficace su misura.

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Dott. Gianluca Barbato
Medico Veterinario
Specializzato in Patologia e Clinica degli Animali d’Affezione
Consulente Scientifico per la
Training Center LLC.

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